mercoledì 7 novembre 2012

L’infinito sul bordo di una tazza

di Eleonora Frattarolo


In una Natura morta del 1957 (1) un’ampolla, una bottiglia a sezione quadrata e una tazza da latte sono le piccole cose che nella pia adesione all’immanenza della vita disvelano la vertigine di un intervallo sacro dove Giorgio Morandi, il loro autore, evoca in un sussurro il tempo e lo spazio di un ricordo e di un sogno. Uno sguardo turbato, un pennello errante accarezza i confini incerti e asimmetrici di queste forme accampate su di uno sfondo di grigi smossi magri e lisi. Una lingua soffice rosa aranciata tra le due bottiglie è il frammezzo che incardina la magnifica monotonia dei chiarori di bianchi appena rappresi come veli di nebbie. Più indietro, piccola sentinella, la tazza bianca dalle guance tonde dipinta dall’alto mostra una porzione del proprio interno, accogliente le nostre labbra e testimone delle nostre mani, che accarezzavano la superficie lucida, tiepida del calore del latte, quando al risveglio riemergevamo alla luce.

Qui un piccolo rettangolo di un bianco puro, un grumo perfetto di luce abbagliante, in centro appena sotto il perimetro del bordo, conduce verso lontananze indicibili, ben oltre la stanza dove potrebbe aver sede la fonte prima di quella stessa luce riflessa.

Nella apparente modestia della rappresentazione, nell’incavo di una tazza da latte, culla liscia di un bianco bambino, Morandi annida il varco candido che immette oltre le cose presenti, nel tempo dell’immaginazione e del ricordo che a queste stesse cose donano senso.

Un piccolo letto troppo corto è quello che in via Fondazza e a Grizzana contiene per il riposo il grande corpo di Morandi. Un letto da ragazzo per un pittore altissimo che vive circondato da cose minime con cui reinventa il mondo, bottiglie tonde dalle ombre a rettangolo, mazzetti di rose baciate dalla propria ombra, caraffe e vasi nuove torri nella

corona di una città, oggetti che si sciolgono in ectoplasmi mentre annegano nel bianco dei fogli di carta da acquerello. Brandelli di stoffe arrotolate come corolle di fiori, maioliche bianche e azzurre e scatoline gentili, barattoli in latta di Ovomaltina che Morandi calcina con un bianco spesso e opaco e li appronta per altre vite e per altre visioni.




Nota:


1) G. Morandi, Natura morta, 1957 (in L. Vitali, Morandi. Catalogo generale, Milano 1977-­‐1983, n. 1050